Il più antico labirinto del mondo è in Sardegna. E rischia di scomparire per sempre.

Il labirinto di Luzzanas

Le domus de Janas sarde sono delle tombe ipogeiche presenti in grande quantità sul territorio isolano. Se ne contano, per ora, almeno una per ogni chilometro quadrato e sono, a volte, caratterizzate dalla presenza di bassorilievi o pitture. Risalenti, per lo più, al IV millennio a.C. esse costituiscono un grande tesoro dal punto di vista archeologico oltre che un patrimonio sacro da sempre riconosciuto come tale dalla popolazione che gli ha imposto un nome molto romantico, traducibile in “case delle fate”.

Non siamo i primi a segnalare, e speriamo neanche gli ultimi, che a Benetutti (SS), in località Luzzanas, vi è una domus de jana risalente al III millennio a.C. che non solo è poco valorizzata ma rischia addirittura di crollare.

Per chi ancora non fosse al corrente dell’importanza di uno tra i tanti tesori custoditi in terra di Sardegna è bene chiarire cosa ci sia di così prezioso in questo ipogeo, situato nella necropoli di Sa Menta. Il nome è, di per sé, evocativo: la Tomba del Labirinto. La denominazione, infatti, ha origine dalla particolare incisione che si trova all’interno di questo monumento: un labirinto preistorico classico, composto da sette volute o cerchi oltre ad una linea verticale che procede verso il basso. E’ difficile capire se la realizzazione del labirinto sulla pietra sia coeva alla costruzione della domus ma, così come non c’è prova che esso sia più recente rispetto all’ipogeo, altrettanto si può dire per il contrario. E quindi questa potrebbe davvero essere la raffigurazione più antica del mondo di un labirinto. In Sardegna non vi sono altre domus de janas che raffigurino questo antico simbolo, pertanto la tomba di Luzzanas, anche solo per questo motivo, meriterebbero maggior cura e salvaguardia.

Non dimentichiamoci che il labirinto preistorico classico è sempre stato un rompicapo per chi ha tentato di interpretarlo. C’è chi ritiene che, essendo un motivo misto tra cerchio e spirale, esso evochi il concetto di finito e infinito oppure di nascita e morte. Qualcuno vi ha intravisto la raffigurazione di un cervello umano mentre altri lo hanno immaginato come la sintesi stilizzata della capitale di Atlantide. Quest’ultima interpretazione è quella che più ci ha affascinato e che abbiamo anche citato nel libro “Il mare addosso”.

Pertanto, quando nelle scorse settimane è scattato l’allarme sullo stato precario di questa tomba, il nostro sconforto è stato amplificato dalla rilevanza che abbiamo riconosciuto a questo graffito preistorico all’interno della nostra narrazione.

Ma che succede a Luzzanas? Purtroppo quello che succede in moltissimi altri siti archeologici sardi, italiani e mondiali. Lo scavo, come ben sa ogni archeologo, prima di tutto distrugge. Esporre all’aria aperta costruzioni che risalgono a diversi millenni or sono è sempre molto rischioso. Per tale motivo, oggi si tende a scavare meno se non si è sicuri di poter poi proteggere il sito. E la scarsa protezione dei siti, legata anche alla loro scarsa valorizzazione, rende sempre più precarie queste strutture che i nostri avi ci hanno lasciato in eredità. La Tomba del Labirinto e la bellissima e unica incisione contenuta al suo interno rischiano, dunque, di sparire per sempre sotto le macerie di un crollo che sembra ormai imminente.

Da diversi mesi la situazione è stata denunciata attraverso i media. Noi ci aggiungiamo a questo accorato appello in favore della salvaguardia di uno dei monumenti più preziosi che la Sardegna possiede. Invitiamo chi non lo ha ancora fatto ad andare sul posto per visitare questo sito archeologico. Crediamo che la visione diretta del labirinto e dei locali che lo ospitano faranno sì che molte altre voci si alzeranno per pretendere un intervento non solo conservativo ma, al contempo, rispettoso della bellezza dei luoghi. Cosa che non è successa, per esempio, al Dolmen di Sa Coveccada a Mores (SS), ancora imbrigliato e puntellato da tubi di sostegno che ne impediscono la completa fruizione e contemplazione. Poiché la tecnica dei materiali ha fatto grossi passi avanti, ci si augura che, in un caso e nell’altro, il progresso possa andare incontro a questo glorioso passato per garantirne la sopravvivenza rispettandone l’estetica. Che è il quid che permette ad un monumento archeologico di essere più conosciuto e visitato rispetto ad altri.

(Yoda - 29 maggio 2017)